Oggi è domenica…quindi andiamo al mare! Il tempo fin’ora è stato favorevole e continua ad esserlo, perciò crema solare e stuoini, che si va a Tavira. Scendiamo da Loulè lungo la N270 (bella alternativa all’autostrada..) fino a questa località nota come ‘la Venezia d’Algarve’ (c’era scritto sulle guide….). Raramente appellativo fu…..meno calzante. Non c’è nemmeno il mare, giusto un canale che si insinua attraverso le saline e arriva al centro, scavalcato dal ‘famoso ponte romano’ che di romano, a vista d’occhio, deve avere forse le fondamenta sommerse…Effettivamente sul canale si affacciano case variopinte, ma da qui a Venezia…..Boh
Questo però l’abbiamo visto nel pomeriggio, perché il mattino si punta dritti alla decantata spiaggia di Tavira, alla quale si arriva traghettati da barconi che fanno la spola attraverso lo stretto di mare che separa la terraferma dalla lunga isola che fronteggia l’oceano, con ristorantini, campeggio e spiagge attrezzate incluse. Noi abbiamo il nostro ombrellone (siamo venuti in macchina dall’Italia apposta…) e quindi ci sistemiamo in mezzo alle famiglie portoghesi nell’area ‘fai da te’. Nel complesso, a parte i suoni della lingua diversa, potrebbe essere una qualsiasi spiaggia delle coste italiane, con i bomboloni al posto delle ‘bolinhas’, pubblicizzate a squarciagola dei venditori. Le ‘ragazze’ (le nostre ragazze..) curano l’abbronzatura mentre io passeggio avanti e indietro cercando conchiglie notevoli. Di fare il bagno…. neanche per idea: mentre passeggio osservo qualche bambino sguazzare fra le onde verdognole e mi chiedo come facciano a non congelarsi. Sarà per via di tutto il pesce che mangiano…
Il pomeriggio, come detto, è destinato al turismo itinerante, perchè se volevamo andare al mare stavamo in Italia che, sinceramente, non c’è paragone….
Prima visitiamo il centro di Tavira, passeggiando sulle mura del piccolo castello, prive di qualsiasi minima protezione, se si esclude il cartello che avvisa di stare attenti ai bambini. Presumo si riferisca ai bambini che possono cadere in testa dai camminamenti: mi chiedo come sia possibile che non sia mai accaduto niente. Tina invece si domanda perché è salita, mentre scende i gradini seduta cercando di non guardare in basso. Non accetta il suggerimento di Antonio che da sotto la invita a chiudere gli occhi mentre scende le scale….mancanza di fiducia?
Da Tavira proseguiamo lungo la costa verso Faro, per visitarne il centro storico. La costa si fa sempre più edificata, fino a diventare un’unica località turistica e residenziale. Giriamo in auto per le strette vie del centro, cercando di capire dalla mappa dove siamo, leggendo nomi di vie che non corrispondono e finalmente parcheggiamo in riva al mare, che è un punto di riferimento indiscutibile. Se il mare è di qua…il centro dev’essere di là, ma nel dubbio sfodero il mio inglese e domando informazioni ad una coppia, indicando sulla mappa dove vogliamo andare (‘the town centre’ …sarà mica difficile da capire…perche sti sguardi perplessi?....). La signora è molto rammaricata nel dirmi che siamo un po’ lontani dal centro di Faro, avendo girato venti minuti per le vie di Olhao, che sulle carte è indicato a 8 km dalla meta. Tuttavia, se vogliamo proprio andare a piedi fino là, è sempre “straight” lungo il mare…. Ringrazio cortesemente e rimontiamo in macchina….
Il centro di Faro è un nucleo storico circondato da mura, che ha mantenuto una sua unità urbanistica, a discapito probabilmente dell’abitabilità. Nel complesso ha l’aria un po’ disabitata. Esclusi i monumenti principali (la cattedrale e qualche palazzo storico), sembra un po’ disertato dagli abitanti, e anche i turisti non affollano le strade. Fuori dalla piccola cerchia delle mura invece freme la città. Gironzoliamo un po’ in quest’angolo di tranquillità, mentre il sole si avvia al tramonto, poi percorriamo gli ultimi km fino a Loulè, imboccando spavaldi Rua Eng. Duarte Pacheco, che ormai la topografia urbana non ha più segreti per noi.
Questo però l’abbiamo visto nel pomeriggio, perché il mattino si punta dritti alla decantata spiaggia di Tavira, alla quale si arriva traghettati da barconi che fanno la spola attraverso lo stretto di mare che separa la terraferma dalla lunga isola che fronteggia l’oceano, con ristorantini, campeggio e spiagge attrezzate incluse. Noi abbiamo il nostro ombrellone (siamo venuti in macchina dall’Italia apposta…) e quindi ci sistemiamo in mezzo alle famiglie portoghesi nell’area ‘fai da te’. Nel complesso, a parte i suoni della lingua diversa, potrebbe essere una qualsiasi spiaggia delle coste italiane, con i bomboloni al posto delle ‘bolinhas’, pubblicizzate a squarciagola dei venditori. Le ‘ragazze’ (le nostre ragazze..) curano l’abbronzatura mentre io passeggio avanti e indietro cercando conchiglie notevoli. Di fare il bagno…. neanche per idea: mentre passeggio osservo qualche bambino sguazzare fra le onde verdognole e mi chiedo come facciano a non congelarsi. Sarà per via di tutto il pesce che mangiano…
Il pomeriggio, come detto, è destinato al turismo itinerante, perchè se volevamo andare al mare stavamo in Italia che, sinceramente, non c’è paragone….
Prima visitiamo il centro di Tavira, passeggiando sulle mura del piccolo castello, prive di qualsiasi minima protezione, se si esclude il cartello che avvisa di stare attenti ai bambini. Presumo si riferisca ai bambini che possono cadere in testa dai camminamenti: mi chiedo come sia possibile che non sia mai accaduto niente. Tina invece si domanda perché è salita, mentre scende i gradini seduta cercando di non guardare in basso. Non accetta il suggerimento di Antonio che da sotto la invita a chiudere gli occhi mentre scende le scale….mancanza di fiducia?
Da Tavira proseguiamo lungo la costa verso Faro, per visitarne il centro storico. La costa si fa sempre più edificata, fino a diventare un’unica località turistica e residenziale. Giriamo in auto per le strette vie del centro, cercando di capire dalla mappa dove siamo, leggendo nomi di vie che non corrispondono e finalmente parcheggiamo in riva al mare, che è un punto di riferimento indiscutibile. Se il mare è di qua…il centro dev’essere di là, ma nel dubbio sfodero il mio inglese e domando informazioni ad una coppia, indicando sulla mappa dove vogliamo andare (‘the town centre’ …sarà mica difficile da capire…perche sti sguardi perplessi?....). La signora è molto rammaricata nel dirmi che siamo un po’ lontani dal centro di Faro, avendo girato venti minuti per le vie di Olhao, che sulle carte è indicato a 8 km dalla meta. Tuttavia, se vogliamo proprio andare a piedi fino là, è sempre “straight” lungo il mare…. Ringrazio cortesemente e rimontiamo in macchina….
Il centro di Faro è un nucleo storico circondato da mura, che ha mantenuto una sua unità urbanistica, a discapito probabilmente dell’abitabilità. Nel complesso ha l’aria un po’ disabitata. Esclusi i monumenti principali (la cattedrale e qualche palazzo storico), sembra un po’ disertato dagli abitanti, e anche i turisti non affollano le strade. Fuori dalla piccola cerchia delle mura invece freme la città. Gironzoliamo un po’ in quest’angolo di tranquillità, mentre il sole si avvia al tramonto, poi percorriamo gli ultimi km fino a Loulè, imboccando spavaldi Rua Eng. Duarte Pacheco, che ormai la topografia urbana non ha più segreti per noi.
A sera Marina implora un piatto di carboidrati, che si concretizza, ahimè, nella pizza precedentemente citata….
Nessun commento:
Posta un commento